Ogni contratto ha dei requisiti per poter essere definito e considerato tale.
In diritto italiano, l’art. 1325 c.c. prevede l’accordo tra le parti, la causa, l’oggetto e – ove prescritta dalla legge a pena di nullità – la forma. Si tratta dei c.d. essentialia negotii, e sono quel “qualcosa” che se viene meno determina l’invalidità del contratto; sono elementi fissi, ineliminabili.

Vi sono però anche i c.d. naturalia negotii, cioè gli elementi che l’ordinamento considera sussistenti in alcuni contratti senza che sia necessaria un’espressa volontà delle parti; e gli accidentalia negotii, che sono invece elementi che possono essere inseriti fra le pattuizioni, secondo la volontà delle parti. Entrambi, insomma, possono o meno essere scritti nel testo di un accordo.

Questo è il diritto, ma il diritto serve al commercio e alla vita. Ecco perché gli elementi fissi e variabili in un contratto non sono soltanto quelli di cui alla scienza giuridica, ma sono anche quelli che dipendono dalla necessità del business. Al netto della qualificazione legale, infatti, ogni società ha nei propri modelli sia “clausole intoccabili” per le proprie necessità, sia clausole negoziabili o la cui presenza dipende dal caso concreto. Di nuovo, si tratta di elementi fissi e facoltativo-variabili.

Purtroppo, nei processi di predisposizione e negoziazioni classici, vi è il rischio che le previsioni possano essere impattate in maniera negativa per gli interessi delle società. Oggi i sistemi di smart-drafting, elaborando e incorporando a monte le necessità sia legali sia commerciali degli operatori economici, consentono di avere la certezza che ogni modello contrattuale preveda sempre al suo interno tutti gli elementi fissi – sia in quanto essentialia negotii, sia in quanto legati a esigenze di business. Non solo, tramite la tecnologia è possibile modulare facilmente gli elementi variabili dei documenti, quelli che dipendono dalle esigenze commerciali del caso concreto e che consistono anche in naturalia e accidentalia negotii.