ROKH TIPS - Contratto di licenza: la struttura minima
Viviamo in un contesto storico in cui gli asset tecnologici, creativi e inventivi consentono di cambiare il mondo, e consentirne l’utilizzo ai terzi è il modo principale per diffonderli e (possibilmente) monetizzarli, nonché per creare valore e consapevolezza su chi li ha creati e commercializzati. Ne consegue che il contratto di licenza è divenuto, nel corso degli anni, uno degli accordi fondamentali della realtà giuridico-commerciale in cui operiamo.
Tecnicamente parlando, la licenza è un contratto atipico, a forma libera, con cui il titolare di un diritto di proprietà intellettuale, pur conservandone la titolarità, conferisce a un terzo il diritto di farne degli usi, avendo la possibilità e il potere di dettare puntualmente il perimetro di detti usi.
La definizione di tale perimetro non è semplice, deve essere puntuale e legata a concrete esigenze di business e, a volte, di legge. La struttura minima di un accordo di licenza non può non disciplinare, in particolare:
- il perimetro oggettivo: ossia la definizione di quali diritti di proprietà intellettuale sono oggetto dell’accordo, nonché di quali usi sono autorizzati (c.d. scope of license);
- il perimetro soggettivo: ossia l’individuazione della natura della licenza, che può essere esclusiva (solo il licenziatario può usare i diritti IP oggetto del contratto), semi esclusiva (solo il licenziatario e il licenziante possono usare i diritti IP oggetto del contratto), o non esclusiva (sia il titolare, sia il licenziatario, sia altri soggetti autorizzati dal licenziante possono usare i diritti IP oggetto del contratto);
- il perimetro geografico: ossia la puntualizzazione dei territori in cui è valida l’autorizzazione, circostanza spesso legata ai territori di registrazione dei diritti IP oggetto del contratto (non sempre scrivere “tutto il mondo” ha senso);
- il perimetro temporale: ossia la definizione della durata del contratto e, quindi, dell’autorizzazione; si tratta di un aspetto che può essere legato alla residua durata di validità dei diritti IP oggetto del contratto;
- la struttura di pagamento: vale a dire la descrizione e la pattuizione degli aspetti economici sottesi all’accordo. Una licenza può essere a titolo gratuito ma, in molti altri casi, è a titolo oneroso. In questo caso il pagamento può essere forfettario (c.d. lump sum) o parametrato agli usi del licenziatario (le famose royalties);
- i poteri di controllo del licenziante: poiché i terzi, nei contratti di licenza, usano beni non loro, è importante definire se (e quali) poteri di audit e controllo ha il licenziante per verificare che l’esecuzione dell’accordo non sia nel concreto lesivo della/e sua/e privativa/e, nonché che tutte le pattuizioni economiche siano rispettate;
- dichiarazioni e garanzie: vale a dire la definizione di tutte quelle clausole volte a dare forza all’affidamento delle parti. In particolare, è importante che il titolare dei Diritti IP garantisca la titolarità piena ed esclusiva dei medesimi e di poter concedere la licenza.
È evidente che all’interno di un contratto di licenza può esserci molto di più, ma aver chiari questi elementi minimi – alcuni dei quali comportano la valutazione di numerose variabili legali legate al caso concreto – è fondamentale. Operativamente, l’uso di sistemi di smart drafting come quello della Piattaforma ROKH consente di velocizzare la creazione e la negoziazione di contratti di licenza, permettendo agli utenti di inserire all’interno dei propri standard sia questi elementi, declinati nelle loro varie differenze, sia molti altri; il tutto, rispondendo così alle esigenze della singola impresa che ne ha, di volta in volta, bisogno.